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Il sindacato in ferrovia. Dal fascismo alle federazioni dei trasporti (1922-1980), a cura di Stefano Maggi e Federico Paolini, Venezia, Marsilio - Società nazionale di mutuo soccorso Cesare Pozzo, 2000
Il servizio in ferrovia era in assoluto il più complesso nel mondo del lavoro, raggruppando una miriade di qualifiche – oltre 150 fino al «riassetto» del 1970 – estremamente diversificate per professionalità, livello di istruzione, ammontare delle retribuzioni, qualità della vita. Ciò nonostante, i ferrovieri si sono sempre ritenuti una «grande famiglia», condividendo compatti le battaglie per l’emancipazione operaia, per il miglioramento delle condizioni lavorative, per la riforma dell’azienda. I dirigenti sindacali hanno comunque dovuto svolgere una costante opera di mediazione tra le scelte generali e le spinte rivendicative provenienti dai singoli mestieri, utilizzando l’ideologia come elemento aggregante per vincere un latente «corporativismo».
Fin dagli ultimi anni dell’Ottocento, i ferrovieri hanno rappresentato una delle categorie più politicizzate, sebbene tale connotazione non abbia mai portato le loro organizzazioni a dipendere dai partiti, ma abbia al contrario significato la continua ricerca di un’azione indipendente.
Nei saggi contenuti all’interno del volume vengono ricostruite, in successione cronologica, le vicende sindacali in ferrovia, passando attraverso avvenimenti cruciali come la repressione fascista, la Resistenza e la rapida ricostituzione del sindacato negli anni ’40, la politica ostile ai lavoratori dei governi centristi e la conquista dello stato giuridico negli anni ’50, la nascita del sindacalismo autonomo e il rinnovamento organizzativo negli anni ’60, il cammino verso la costruzione di federazioni tra i lavoratori dei trasporti negli anni ’70, con il tentativo di superare i tradizionali sindacati di categoria.
Contributi di: Mario Fratesi, Stefano Maggi, Federico Paolini, Massimo Taborri, Giovanni Valentinuzzi.
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Lavoro e identità. I cento anni del sindacato ferrovieri (1907-2007), a cura di Stefano Maggi, saggi di Mario Fratesi, Stefano Maggi, Enresto Petrucci, Massimo Taborri, prefazione di Fabrizio Solari, postfazione di Franco Nasso, Roma, Ediesse, 2007
Questo libro nasce per celebrare i 100 anni del Sindacato ferrovieri italiani (Sfi), che venne fondato al congresso di Roma tenuto dal 26 aprile al 1° maggio 1907, unificando le precedenti organizzazioni della categoria.
Dipendenti prima da poche grandi compagnie, poi, dopo il 1905, dall’azienda autonoma delle Ferrovie dello Stato, i ferrovieri erano lavoratori nuovi, addetti al progresso tecnologico e inquadrati in un ambienti «paramilitare» rigidamente gerarchico, rimasto quasi immutato negli anni e ben percepibile dai berretti gallonati in uso fino a poco tempo fa. Tutti questi aspetti contribuirono a sviluppare un forte sentimento di corpo e a legare i lavoratori allo loro organizzazione sindacale, caratterizzata da una gelosa autonomia dai partiti, ma al tempo stesso espressione di un settore molto politicizzato.
Confluito nel 1980 in una più ampia Federazione lavoratori dei trasporti (Filt), lo Sfi nel corso della sua storia è stato sempre contrassegnato dal collegamento tra l’azione sindacale e l’identità professionale della categoria, divisa in un centinaio di qualifiche ma unita dalla comune appartenenza a una «grande famiglia».
Il rapporto stretto tra la consapevolezza del valore del lavoro, l’identità del mestiere e le più vaste lotte del movimento operaio ha rappresentato una costante nei lunghi e vivaci decenni di vita sindacale dei ferrovieri, analizzati nei saggi del volume dagli antefatti ottocenteschi fino ai nostri giorni.
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Volontariato e mutua solidarietà. 150 anni di previdenza in Italia, a cura di Gianni Silei, Manduria Bari Roma, Piero Lacaita, 2011
Il volume raccoglie – ampliati ed integrati – gli interventi del Convegno di Studi Volontariato e mutua solidarietà, svoltosi in Palazzo Vecchio nel novembre del 2010 e intende proporre, da prospettive metodologiche diverse, alcuni piani di lettura del caso nazionale italiano che vanta una tradizione ampia e radicata nel territorio figlia da un lato della secolare iniziativa delle istituzioni religiose e dall’altro, soprattutto dopo il tramonto delle organizzazioni di mestiere e con l’emergere di un moderno sistema economico capitalistico del fenomeno, di matrice laica, del mutuo soccorso.
Alla luce del 150° anniversario dell’unificazione, evento che rese cruciale, tra le altre, la questione della difficile riorganizzazione ed omogeneizzazione delle politiche assistenziali varate dagli antichi Stati italiani e nel contempo il problema dei rapporti tra i soggetti operanti in questo ambito e lo Stato, il libro presenta una sorta di bilancio e, nello stesso tempo, apre al confronto sul futuro dell’azione volontaria e di una possibile integrazione con le istituzioni e le politiche di welfare, forse la sfida più importante sulla quale saranno chiamati a misurarsi tutti i più avanzati sistemi di protezione sociale occidentali.
Gianni Silei è professore aggregato di Storia contemporanea all’Università di Siena e coordina le attività dell’Osservatorio Rischi ed Eventi Naturali e Tecnologici (Orent) costituito nell’ambito del Centro Interuniversitario per la Storia del Cambiamento Sociale e dell’Innovazione dell’Università di Siena. Per i Tipi Lacaita ha pubblicato, tra l’altro, Le radici dell’incertezza. Storia della paura tra Otto e Novecento (2008).
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Reti di carta. Ferrovie, tecnici e imprese nelle carte degli archivi aziendali, a cura di Giorgio Bigatti, Bologna, ArchetipoLibri, 2012
Oggi si discute molto di reti e mobilità, mentre trasporti e logistica sono divenuti una questione cruciale per l’economia e il governo di territori e comunità. Inevitabile dunque che si torni a guardare con rinnovato interesse alla storia delle ferrovie in Italia, dalle origini “risorgimentali” alle sfide del presente.
Nel volume si analizzano queste vicende da una prospettiva particolare, quella degli archivi di impresa. A un ampio saggio di inquadramento storico (Andrea Giuntini), seguono gli interventi dedicati alle principali società ferroviarie italiane (Giandomenico Piluso, Francesca Pino, Ernesto Petrucci) e una serie di approfondimenti tematici, sempre sulla base di un’inedita documentazione d’archivio: vediamo sfilare i nomi di imprese come la Breda (Alberto De Cristofaro), le Officine Savigliano (Diego Robotti), o la Dalmine (Carolina Lussana e Stefano Capelli). Ma la storia della ferrovia non è solo storia d’impresa: è anche storia di lavoro (Stefano Maggi), o dei rapporti tra imprese e designer (alberto Bassi).
Infine il cinema: racconto, immagine ma anche documento, per una storia della ferrovia e del suo impatto sociale, come mostra Daniele Pozzi a conclusione di questo volume.